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SARCOPENIA: INVECCHIAMENTO MUSCOLO SCHELETRICO

SARCOPENIA: INVECCHIAMENTO MUSCOLO SCHELETRICO

Con l’avanzare dell’età si riscontra un deterioramento strutturale e funzionale in una gran parte dei sistemi fisiologici ed anche i muscoli sono coinvolti in questo processo.

L’attività fisica regolare rappresenta l’elemento dello stile di vita che ha la maggiore influenza nel rallentare l’invecchiamento dei sistemi fisiologici coinvolti nel movimento ( neuroendocrino, immunologico, cardiovascolare, polmonare e muscoloscheletrico) ma nel corso della vita si assiste spesso ad una riduzione dell’attività fisica svolta e nella maggior parte dei casi, l’allenamento alla forza è il primo ad esser abbandonato o sostituito dall’attività aerobica.

Nonostante l’attività fisica aerobica abbia un effetto antiaging, non si deve trascurare l’allenamento alla fonza per non incorrere in fenomeni di sarcopenia intesa come perdita della massa muscolare e del suo conseguente deterioramento funzionale. Il fenomeno coinvolge tutte le fibre muscolari anche se in prima battuta sono le fibre di tipo II a perdere vigore.

Il sarcomero è la più piccola unità funzionale del muscolo ed è in questa piccola struttura che avviene la contrazione muscolare. I sarcomeri sono allineati all’interno della miofibrilla e sono formati da filamenti sottili e spessi che formano dei ponti tra loro a seguito di reazioni biochimiche e che permettono l’accorciamento ed allungamento del muscolo.

Le fibre di tipo II sono quelle che permettono un’attività contrattile ad elevata produzione di forza e reclutate nelle attività esplosive ed anaerobiche.

Con l’avanzare dell’età diminuisce anche il numero di cellule satelliti che sono quelle in grado di favorire la rigenerazione delle fibre muscolari; questo processo naturale abbinato all’inattività fisica porta alla sarcopenia.

L’esercizio di forza applicato all’anziano ha una storia molto recente e la ricerca sperimentale risulta ancora molto lacunosa, tuttavia si può affermare che gli allenamenti eseguiti in totale sicurezza e ben programmati possan portare a risultati paragonabili a quelli ottenuti da soggetti più giovani. L’allenamento alla forza riduce fino al 30% della possibilità di cadute nel soggetto anziano oltre a ridurre la possibilità di aver problemi di osteoporosi.

Il lavoro contro resistenza deve prevedere uno o due esercizi per gruppo muscolare, 2-3 set da 8-15 ripetizioni per ogni esercizio. Ogni set deve considerare la pausa di 1 o 2 minuti circa ed è importante riuscire ad abbinare la respirazione al gesto.

Le sessioni previste sono 2 o 3 da 40 minuti a settimana ma già un allenamento svolto una volta a settimana può mantenere un buon livello di forza.

Ritengo sia importante svolgere attività di allenamento alla forza prediligendo attività a corpo libero per mantenere anche un buon livello di coordinazione e di flessibilità.

Dr.ssa Sara Crotti

CORE STABILITY AND CORE STRENGTH

CORE STABILITY AND CORE STRENGTH

Che cos’è il “core”? Lo possiamo definire come Nucleo e lo possiamo descrivere come il centro funzionale del corpo.

Il Core è quella zona del corpo che si trova tra diaframma e pavimento pelvico e racchiude i muscoli dell’addome ed i muscoli lombari, ileo psoas ed i muscoli che collegano lo scheletro appendicolare allo scheletro assile.

Riuscire a rinforzare questo centro, oltre che a snellire il punto vita, permette di controllare meglio i movimenti del corpo durante le attività sportive ed agevola il sostegno della colonna vertebrale durante le attività quotidiane.

I muscoli chiamati in causa sono in particolare :

MULTIFIDO

TRASVERSO DELL’ADDOME

OBLIQUI DELL’ADDOME

RETTO DELL’ADDOME

QUADRATO DEI LOMBI

ERETTORE SPINALE

Con “core stability “ itendiamo la capacità di mantenere un buon controllo funzionale in stabilità e quindi di fornire un buon sostegno alla colonna e al corpo che risulta utile durante le attività sportive per raggiungere migliori prestazioni, ma anche per le attività di recupero e riabilitazione e prevenzioni da infortuni ed infine come aiuto durante la vita quotidiana poiché aver una buona muscolatura vuol dire caricare di meno le articolazioni e mantenerle in corretta sede.

Sono, infatti, associate ad una debolezza del core, diverse patologie a carico dello sportivo, quali gomito del tennista, sindrome della bandella ileo tibiale, dolore cronico alla colonna in zona lombare, dolore anteriore al ginocchio e lesione dei crociati.

Per poter allenare la stabilità del core si deve dare priorità alla qualità dell’esecuzione prima della quantità, si deve prevedere una progressione, una specificità e una certa variabilità nel programmare gli esercizi.

Si va dal semplice al complesso, dal corpo libero all’uso dell’attrezzo in movimento e utilizzo di superfici non stabili.

Riuscire ad effettuare un allenamento su superfici instabili o utilizzando attrezzi in movimento ha una grand funzione preventiva contro gli infortunio perchè permette di aumentare la risposta propriocettiva del corpo nel rimanere stabile anche in situazioni di perturbazione.

L’utilizzo di cuscini propriocettivi come base per le mani durante un plank è solo uno dei tanti esempi.

Oltre al “core stability”si può allenare il “core strength”, ovvero la capacità di produrre potenza utilizzando la pressione intra-addominale. Riuscire a far partire la potenza dal nostro nucleo permette di aumentare la forza che possiamo esprimere unita ad una elevata precisione di un movimento atletico.

Per avere delle buone risposte in termini di stabilità e di forza è necessario allenare in modo bilanciato tutti i muscoli del core in modo da non averne uno dominante ed uno debole e non creare degli squilibri muscolari.

Dr.ssa Sara Crotti

LESIONE DEI MENISCHI

LESIONE DEI MENISCHI

All’interno dell’articolazione del ginocchio troviamo i menischi che servono a proteggere la cartilagine articolare sottostante.

Grazie alla presenza di queste strutture fibrocartilaginee a forma di “C” poste tra condili femorali e tibia, aumenta la superficie di contatto tra i due segmenti ossei e si distribuisce meglio il carico attenuando e assicurando al tempo stesso il corretto movimento.

Durante un banale movimento un menisco può esser lesionato e quindi perde la principale funzione di protezione dell’articolazione in caso di urti.

Il menisco essendo poco vascolarizzato non va incontro ad un ripristino autonomo quindi una lesione del cuscinetto deve esser valutata e trattata in modo adeguato. Il menisco laterale è più mobile rispetto al menisco mediale e allo stesso tempo il corno posteriore è meno mobile del corno anteriore quindi si riscontrano maggiori lesioni in questa zona posteriore-mediale.

Le lesioni meniscali possono esser classificate in due grandi categorie:

  • lesioni da traumi, facilmente riscontrabili tra gli sportivi. Le lesioni subite derivano da una violenta sollecitazione che supera la massima resistenza del tessuto cartilagineo.

Spesso nelle lesioni meniscali traumatiche si associa anche la lesione dei legamenti

  • Lesioni degenerative, riscontrate in normalissimi movimenti che si trovano a fare i conti con un tessuto degenerato a causa del passare dell’età

La forza che agisce è spesso violenta e allo stesso tempo torcente,mentre altre volte il menisco può lesionarsi in iperestensione o iperflessione.

COME CI SI ACCORGE CHE è AVVENUTA LA LESIONE DEL MENISCO?

  • gonfiore in sede

  • cedimento del ginocchio

  • dolore localizzato

  • incapacità di estendere o flettere completamente l’arto

  • scricchiolio

se vengono riscontrati questi sintomi, allora si procede con radiografia, risonanza magnetica e si valuta lo stato di lesione.

Inizialmente si procede con il protocollo R.I.C.E = rest, ice, compression and evaluation, quindi il ginocchio va messo a riposo per ridurre il gonfiore e gli stati infiammatori.

Se la lesione non è particolarmente grave e il soggetto è giovane si può procedere ad un trattamento conservativo, ovvero un percorso riabilitativo fisioterapico.

Se la lesione è importante, si dovrà procedere con asportazione di frammenti, qualora ve ne fossero, e con un vero e proprio intervento chirurgico.

Il menisco funge da supporto ed è importante non eliminarlo completamente perchè si può favorire l’insorgere di artrosi quindi ora si tende a preferire l’artroscopia che ripara il menisco danneggiato ed asporta solo , eventualmente , la parte non suturabile.

Dopo l’operazione si deambula inizialmente con le stampelle, e si procedecon riabilitazione specifica che mira al recupero del ROM (range of motion) totale, ovvero la flesso estensione del ginocchio e al rinforzo dei muscoli ischiocrurali e quadricipite ed esercizi propriocettivi.

Dr.ssa Sara Crotti

CUSCINO PROPRIOCETTIVO

CUSCINO PROPRIOCETTIVO

 

Vi parlo di un particolare disco di diametro di 35 cm circa che è approdato in PIANETA POSTURA. E’ fabbricato in materiale sintetico con diverse sporgenze sulla superficie, viene gonfiato d’aria e può esser utilizzato per le nostre sessioni di pilates per migliorare l’equilibrio e come sostegno per determinati esercizi.

Le sporgenze che si trovano sulla superficie sono in grado di stimolare la percezione corporea e la circolazione sanguigna e allo stesso tempo massaggiare le piante del piede  attenuando disturbi venosi.

Gli esercizi che si possono praticare con questo cuscino sono diversi: i dischi  possono esser utilizzati per allenare la propriocezione delle caviglie e delle gambe ma anche come base sulla quale appoggiare le mani prima di fare un plank e quindi ricercare la risposta degli arti superiori.

Si può utilizzare questo disco anche in fase riabilitativa e per migliorare la coordinazione, la forza ed i riflessi e lo si può utilizzare come base della zona lombare per effettuare addominali su una superficie instabile.

La ricerca di queste risposte corporee è importante per ridurre la possibilità di incorrere in traumi che avvengono durante le attività sportive o le attività quotidiane; un corpo che risponde in modo adeguato ad una situazione di pericolo (ad esempio una scivolata improvvisa) evita gravi danni alle ossa e alle articolazioni.

Riuscire a ritagliare qualche minuto per l’allenamento propriocettivo durante una lezione di pilates risulta importante a scopo preventivo sia per i non atleti che per gli atleti.

Dr.ssa Sara Crotti

 

CORSO POSTUROLOGIA PODALICA

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