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Stress e dolori alla colonna vertebrale

Stress e dolori alla colonna vertebrale

Lo stress e dolore alla colonna vertebrale vanno a braccetto?

Vi sarà capitato di sentire dolore alla colonna vertebrale ed in particolare alla zona cervicale dopo un periodo di forte stress , dopo un periodo di tensione, dopo un litigio. Ora scopriamo perché.

Il nostro fantastico corpo è programmato per reagire alle situazioni di emergenza attraverso un meccanismo utile alla sopravvivenza chiamato ” SCAPPA O COMBATTI”.

Da sempre, anche gli animali, in situazioni di pericolo reagiscono in questo modo:  vengono immessi in corpo determinati ormoni che innalzano l’attenzione, il cuore batte più forte, i muscoli si attivano, il cervello pensa velocemente e così via…

Gli stessi meccanismi si attivano anche durante la vita quotidiana del 2018 e anche quando ci si trova di fronte a microtraumi ripetuti nel tempo che vanno a provocare una continua situazione di reazione e tensione. Potremmo elencar una serie di cose che ci causano paura e timori e che per questo vanno ad attivare il nostro sistema nervoso in maniera costante come se dovessimo difenderci dall’attacco di un leone.

Questa tensione continua provoca una contrazione muscolare costante che può ripercuotersi sulla colonna vertebrale ed in particolare sulla zona cervicale , il problema viene accentuato ancor di più se siamo soggetti sedentari e /o lavoriamo ogni giorno in una postazione scorretta al pc oltre che magari ,in un ambiente nocivo.

Per contrastare questo fenomeno, oltre ai classici rimedi quali massaggi, miorilassanti, impacchi caldi, sano sport e ginnastica posturale, è possibile ridurre gli effetti da stress anche solo respirando correttamente o ritagliandosi quei pochi momenti nella giornata per sdraiarci ed allentare la tensione attraverso tecniche di respirazione diaframmatica. Quando siamo stressati spesso avremo il diaframma bloccato oltre che un respiro corto e superficiale.

La respirazione diaframmatica permette al diaframma di scendere e risalire provocando un involontario massaggio agli organi interni, quando la fase espiratoria diventerà regolare e lunga si avrà un effetto calmante per la mente oltre ad una maggior ossigenazione per il cervello.

Possiamo dire quindi che la respirazione diaframmatica, che viene utilizzata anche nei nostri corsi di yoga, pilates e ginnastica posturale, ha certamente un effetto benefico rispetto alla riduzione dello stress e riduzione (almeno momentaneo) di dolori cervicali e alla colonna vertebrale.

Mi auguro sempre che i nostri allievi portino a casa quel qualcosa che può esser messo in pratica anche al di fuori delle nostre lezioni.

Sara Crotti

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE  sindrome da compressione nervosa.

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE sindrome da compressione nervosa.

La sindrome del canale carpale è piuttosto frequente ed interessa circa l’1% della popolazione generale, più frequente tra le donne che hanno almeno 40 anni ma presente anche nella popolazione maschile.

Il canale carpale è uno spazio osteofibroso rigido che agisce come un compartimento chiuso e la sindrome da canale carpale è dovuta alla compressione del nervo mediano del polso.

La sindrome del tunnel carpale è caratterizzata da dolore , torpore e parestesie nella distribuzione del nervo mediano ( nella zona palmare, tra pollice, indice e medio).

Le parestesie frequentemente si presentano di notte e possono esser associate alla flessione e all’estensione del polso vicino al viso o sotto al cuscino per lungo tempo.

In gravidanza , spesso si riscontrano fastidi al canale carpale ma generalmente i fastidi si dissolvono al termine dei 9 mesi quindi è sempre sconsigliata un’operazione in questa fase.

Le cause scatenanti di tale sindrome possono esser associate ad un’attività di vita quotidiana che portano alla ripetizione della flessione ed estensione del polso, prese di forza, flessione del polso scorretta, utilizzo della tastiera del computer e del mouse e strumenti elettrici vibranti.

C’è una manovra che mira a provocare il sintomo per capire se effettivamente si parla di sindrome da tunnel carpale, si chiama manovra di Phalen e consiste nella tenuta del polso in flessione per 60 secondi, se appaiono le parestesie , generalmente si è di fronte alla sindrome da tunnel carpale.

Il trattamento iniziale è assolutamente conservativo e tra le indicazioni da seguire vi è l’utilizzo di uno splint del polso prefabbricato che mantiene il polso in posizione neutra, riposo dalle attività scatenanti .

Vi sono anche buoni esercizi di allungamento che hanno uno scopo preventivo, sono esercizi che vanno ad aumentare l’afflusso di sangue e rilassano i muscoli ed i tendini circostanti dando sollievo dalla sintomatologia. Questi esercizi ,tuttavia, non sostituiscono il corretto trattamento medico qualora la sindrome fosse in uno stato avanzato.

Sara Crotti

RELEASE MIOFASCIALE

RELEASE MIOFASCIALE

 

I muscoli del corpo sono organizzati in fasce ordinate ed avvolte da guaine di tessuto connettivale, questo sistema viene chiamato sistema miofasciale ed è sede di numerosissimi recettori sensoriali , inclusi gli esterocettori ed i propriocettori nervosi. Questo sistema ha un ruolo fondamentale all’interno del sistema di equilibrio e della postura.

Il sistema miofasciale può esser colpito da aderenze che sono provocate da sport troppo intenso, da posture scorrette che quindi generano degli squilibri e che a lungo andare possono danneggiare i tessuti ed alterare la loro funzionalità e da traumi.

Quando queste aderenze diventano dei veri e propri blocchi si avrà dolore (anche cronico) e rigidità e ci sarà grande difficoltà di scorrimento del tessuto tissutale durante le fasi di contrazione ed allungamento muscolare. Più le aderenze sono vicine ad un nervo più si percepirà formicolio ed irradiazione del dolore.

Fatta questa premessa, ora parleremo del Self myofascial Release che altro non è che un automassaggio miofasciale che si può fare utilizzando uno dei prodotti facilmente reperibili quali foam roller, balls, rulli ed anche palline da tennis. Il SMR permette di andare a rompere le aderenze ed ottenere quindi un corretto scorrimento delle fibre muscolari con conseguente miglioramento della prestazione sportiva.

I benefici del massaggio miofasciale non toccano solamente gli sportivi, grazie a questa tecnica è possibile per chiunque raggiungere un rilassamento muscolare, correggere determinati squilibri muscolari che si sono generati per attenuare i fastidiosi dolori dati dalle aderenze, si favorirà l’ottimo rapporto tra lunghezza e tensione muscolare ed ovviamente si ridurrà il dolore dato dalle aderenze. Sarebbe perfetto effettuare il massaggio prima dello stretching finale post attività e tutto questo, dopo l’allenamento, migliorerà anche lo smaltimento dell’acido lattico.

Per effettuare un buon massaggio, e’ necessario scoprire la zona di maggiore tensione rollando con il rullo (o la pallina) nella zona circostante finché la tensione poco a poco non diminuisce. Una volta raggiunta la zona si dovrà tenere la pressione per un minuto circa e poi nuovamente si tornerà a massaggiare dolcemente fino a quando la tensione non diminuisce del tutto. Poi bisognerà proseguire in tutta la zona circostante per terminare la seduta di massaggio; ovviamente occorre variare la pressione a seconda del fastidio/dolore che si sente.

Senza esser atleti di alto livello, eseguire un self Myofascial release può far bene anche solo a scopo preventivo poiché tutti abbiamo delle tensioni accumulate date da cattive posture e stress visto che il muscolo è attivo 24h su 24 e non solamente durante l’allenamento.

Una volta trovata la tecnica giusta  per il massaggio, il self myofascial release può esser una piacevole pausa serale per rigenerarsi.

Sara Crotti

CORRELAZIONE TRA VISTA E POSTURA

CORRELAZIONE TRA VISTA E POSTURA

L’occhio è il principale organo sensoriale afferente del Sistema Tonico Posturale . La vista fornisce delle informazioni sulla posizione del proprio corpo quindi possiamo dire che esiste una relazione bidirezionale tra funzione visiva e postura.

Un’alterazione della funzione visiva comporta una modifica della postura e viceversa: visione e postura quindi sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo.

La retina invia al cervello le informazioni derivanti da tutto l’ ambiente esterno e ci consente di mantenere una certa stabilità posturale antero-posteriore mentre la fovea, che fornisce una visione centrale,analizza in maniera precisa l’oggetto del nostro interesse, fornendoci la stabilità posturale laterale.

Dal punto di vista neurologico esistono una serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture costituenti il sistema di regolazione della postura come il vestibolo, il cervelletto, le aree encefaliche frontali e parietali: il sistema visivo è uno dei principali informatori del cervello per l’aggiustamento posturale e qualsiasi nuova informazione può influenzare l’assetto statico della colonna e a sua volta la posizione degli occhi rispetto al cranio.

Per sperimentare la forte correlazione tra occhio e postura basta provare a rimanere in piedi su una sola gamba, con gli occhi chiusi. Immediatamente si verificherà una grande difficoltà nel mantenere l’equilibrio perché la mancanza delle informazioni della retina non permette al sistema vestibolare di inviare le informazioni corrette al sistema tonico posturale e quindi di correggere la postura di fronte ad una perturbazione. La relazione tra postura e visione è importante e l’una non può escludere l’altra.

Vista la stretta correlazione tra la vista e la postura, si può dire che determinate problematiche visive possono alterare la postura corretta. A seconda del difetto visivo che si ha, è facile assumere un determinato atteggiamento del capo e del corpo. Se poi una postura scorretta viene mantenuta nel tempo, si avranno effetti sulla coordinazione binoculare poiché l’accomodazione tra gli occhi diventa differente.

I muscoli degli occhi, del collo e di tutto l’apparato muscolare sono intimamente collegati (Busquet, 1988). In effetti ogni volta che i globi oculari si muovono, le terminazioni a spirale dei muscoli dell’occhio sono stimolati e danno l’ordine ai muscoli della nuca di contrarsi al fine di consentire alla testa di cambiare posizione per poter fissare l’oggetto di interesse.

Davanti ad una difficoltà di convergenza, la persona si stanca facilmente e nel momento dello sforzo per mettere a fuoco un oggetto o una parola, è facile protendere il capo in avanti nel tentativo di ridurre la distanza fra l’occhio e l’oggetto(spesso è un atteggiamento del miope) provocando un’alterazione della curva fisiologica cervicale.

Si avranno anche importanti problematiche muscolo tensive proprio causate da una posizione errata dell’occhio, della nuca e del collo protratte nel tempo.

Se è vero che i difetti visivi possono alterare la postura è vero anche l’inverso: alcune problematiche oculari possono esser originate da alterazioni posturali; ad esempio la conseguenza di un trauma articolare ad un piede può portare ad un difetto visivo come conseguenza.

Poiché il nostro corpo funziona come un’insieme di sistemi ed apparati,è sempre fondamentale, quindi, che vi sia una stretta collaborazione tra più specialisti (in questo caso l’optometrista e l’osteopata ) in modo tale da correggere i difetti evitando compensi errati e generando ulteriori disturbi.

Sara Crotti

VOLARE SENZA PRENDERE L’AEREO? SI PUO’ FARE CON ANTIGRAVITY PILATES

VOLARE SENZA PRENDERE L’AEREO? SI PUO’ FARE CON ANTIGRAVITY PILATES

Grazie alle amache fissate al soffitto del nostro studio,Pianeta Postura Fisioterapia Modena, è possibile cimentarsi in antigravity pilates.

I percorsi di fitness AntiGravity sono numerosi e derivano tutti dall’AntiGravity® inc.che è una compagnia di danzatori -acrobati che volteggiano a più di 15 metri d’altezza.

Il mondo del fitness si è ispirato a questa compagnia ed ha adattato diversi movimenti dello yoga o del pilates per poter sfruttare le amache o i nastri e permettere di seguire una lezione in “volo”.

I benefici principali di questo tipo di allenamento riguardano lo scarico della colonna e la decompressione discale ottenuta con le inversioni; durante la giornata la nostra colonna vertebrale supporta il nostro peso corporeo ed a fine giornata i dischi intervertebrali hanno perso vigore e sono assottigliati. Poter svolgere un’attività in assenza di peso corporeo e poter distanziare le vertebre tra loro porta un grande giovamento alla salute dei nostri dischetti intervertebrali. La lezione mirerà principalmente a riportare il corpo in allungamento pur mantenendo il controllo dal core (il nostro centro) e con l’aiuto della respirazione si cercherà di mobilizzare la colonna vertebrale ed allineare la testa , il collo e le spalle.

Dopo aver preso confidenza con l’attrezzo, si potrà svolgere l’intera lezione in assenza di gravità e per questo motivo le articolazioni non saranno più stressate dal peso del corpo.

Oltre alla fase di riscaldamento e la fase centrale di lavoro c’è la fase finale in cui si potrà usare l’amaca per farsi cullare e quindi rilassare (se già si è rilassati abbastanza) prima di tornare sulla terra. La fase di relax finale è solitamente accompagnata da musica soft e da luci soffuse per permettere alla nostra mente di eliminare ogni pensiero accumulato nella giornata.

Presto vi proporremo una serata “upside_down”.

Sara Crotti

PALLAVOLO, SCREENING FUNZIONALE PREVENTIVO

PALLAVOLO, SCREENING FUNZIONALE PREVENTIVO

La pallavolo è uno sport che si caratterizza per la ripetizione dei gesti, come salti e colpi della palla sopra al capo ed un’alta velocità esecutiva dei movimenti. Per questa sua peculiarità, diventa di fondamentale importanza integrare l’allenamento tecnico tattico con un programma di prevenzione e compenso per evitar di incorrere in spiacevoli infortuni . In effetti , negli ultimi anni sta crescendo l’attenzione rispetto alla postura, rispetto allo studio del movimento e funzionalità muscolare e tutto ciò permette di effettuare uno screening valutativo e migliorare, in parallelo, la performance sportiva.

Considerando che la pallavolo è un tipo di sport intermittente, verifichiamo che spesso gli infortuni sono a carico della caviglia ( capsulo-legamentosi), ginocchio (spesso si tratta di sovraccarico funzionale), sindromi dolorose della spalla date da overuse (il più frequente è l’impingement subacromiale o sindrome da conflitto), lesione della cuffia dei rotatori ed instabilità della spalla.

Effettuare uno screening posturale e chinesiologico-funzionale è il primo metodo di prevenzione primaria. Per effettuare questa analisi posturale ci si può servire di immagini o video sia in situazioni statiche che dinamiche che permettono di identificare eventuali difetti posturali. A questo screening vanno aggiunti test di forza o di potenza muscolare oltre che tutti i test di valutazione del ROM (range of motion). Una limitazione nella flessione della caviglia, ad esempio, si ripercuote facilmente su fattori di rischio da overuse del piede o dell’arto inferiore. È importante capire che questo tipo di limitazione può esser pericolosa ed intervenire per evitare di dover far i conti con infortuni gravi.

Una ridotta flessibilità muscolare o debolezza può compromettere un atterraggio corretto alla fine di un salto. È necessario, quindi, capire se il corpo non è in equilibrio e se si, se si tratta di debolezza o di limitazione di mobilità.

A livello dinamico è importante verificare la mobilità della colonna e delle pelvi, mobilità delle spalle, mobilità della caviglia (ad esempio eseguendo il classico squat bipodalico ).

Effettuando il single leg squat si verifica più la risposta di forza e di equilibrio e stabilità del soggetto.

Si dovrebbe verificare la flessione e la rotazione delle spalle e controllare se vi sono compensi sulla colonna nell’eseguirle.

La valutazione deve esser fatta anche sulla lunghezza attiva dei muscoli posteriori della coscia, sull’estensibilità dei muscoli flessori dell’anca, sulla rotazione delle anche , e rispetto alla valutazione di forza sul core.

La pallavolo è uno sport molto popolare e viene praticato nelle diverse fasce di età, è importante ,per questo motivo , l’intervento di diversi professionisti per prevenire eventuali infortuni. L’analisi posturale rientra in questa prevenzione primaria.

Sara Crotti