fbpx
Reflusso gastroesofageo e test kinesiologici

Reflusso gastroesofageo e test kinesiologici

Il reflusso gastroesofageo è una patologia infiammatori scatenata dal reflusso dei succhi gastrici dell’esofago e può interessare sia il cardias che la valvola pilorica.

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo cronico che ha un alto impatto nella qualità della vita del paziente. L’alimentazione è probabilmente il fattore che maggiormente determina la sintomatologia , infatti il sovrappeso, l’ adiposità viscerale fanno aumentare la pressione intraddominale e quindi la predisposizione al reflusso gastroesofageo. La modulazione della dieta e la kinesiologia applicata possono aiutarci a capire quali sono i gli alimenti che innescano questi fastidi che sfociano in patologia. I test kinesiologici ci permettono di escludere altre patologie importanti e permettono di individuare quali sono i cibi scatenanti. Questi test altro non sono che test muscolari che possono fornirci risposte anche sullo stato di salute del nostro diaframma; sul suo equilibrio.

Al primo posto vi sono i cibi piccanti, a seguire vi è la caffeina, cioccolato, bevande gassate e la menta, agrumi, burro, cipolla, patate, spezie, pomodoro.

Anche i cibi ricchi di grassi scatenano il reflusso gastroesofageo poiché essi fanno produrre allo stomaco alte quantità di acido cloridrico.

Anche l’alcool può causare reflusso gastroesofageo ma se si sta al di sotto di 300 ml a pasto i disturbi sono limitati se non nulli.

I sintomi che si presentano sono : acidità di stomaco,difficoltà di deglutizione, emorragia, stenosi, singhiozzo, eccessiva produzione salivare, dolori al petto.

Oggi il reflusso gastroesofageo è curato in particolare con farmaci ma a lungo andare essi possono danneggiare il nostro apparato gastrointestinale meglio percorrere una strada più valida : l’educazione alimentare. In questo percorso può esservi d’aiuto un kinesiologo.

Nel nostro studio si possono effettuare test Kinesiologici che permetteranno individuare ed approfondire eventuali squilibri del tuo corpo ed ottenere suggerimenti per iniziare  stare meglio.

La Parassitosi ed il ruolo del kinesiologo

La Parassitosi ed il ruolo del kinesiologo

La parassitosi è un’infezione provocata da parassiti.

Vengono definiti parassiti quegli organismi che vivono a spese di un essere vivente di un’altra specie. Vi sono gli ectoparassiti (microrganismi che vivono a contatto con la pelle come i pidocchi, pulci, acari e zecche) e gli endoparassiti che vivono all’interno (spesso vivono nell’intestino e sono dannosi per l’ospite). Gli endoparassiti possono rimanere nascosti nell’organismo per anni scaricando tossine che invadono gli organi interni e quindi diventano poi responsabili di importanti patologie.

I parassiti non sono mai letali, hanno bisogno che l’organismo li nutra e questo fa si che per arrivare alla diagnosi vera e propria si percorra una strada lunga; vivono nascosti per non essere scoperti.

I sintomi della parassitosi sono molteplici e si parte sempre con un intestino non in equilibrio (disbiosi intestinale).

-sintomi fisici : prurito localizzato o diffuso, prurito al cuoio capelluto, dermatiti, dolori addominali, giramenti di testa, accumuli di grasso, mal di testa, acne diffusa in tutto il corpo, stanchezza cronica, acidità e reflusso gastroesofageo.

-sintomi psicologici : astenia, apatia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, alterazione del sonno, bruxismo

-alterazioni biochimiche :alterazioni dei livelli ematici,

La parassitosi si può contrarre tramite l’acqua che beviamo, la frutta e le verdure non lavate accuratamente, carne e pesce non cotti, animali domestici, contatto diretto con terriccio, indumenti intimi e asciugamani contaminati.

Una visita dal kinesiologo può indirizzare verso la scoperta del problema. Il kinesiologo , attraverso test muscolari di precisione e fiale test riesce ad individuare questo tipo di problema e a consigliare una cura per bonificare l’intestino.

A volte, problemi viscerali di questo tipo provocano anche dolori alla schiena.

Gli elementi da evitare in caso di parassitosi intestinale sono :

  • latte vaccino e formaggi da esso derivati
  • cioccolato al latte
  • ceci, pasta di riso o mais
  • carni rosse
  • insaccati (concessi prosciutto crudo, bresaola e speck)
  • cachi, cocco, banana
  • birra e alcolici
  • caffè a digiuno

di fronte ad una manifestazione di parassitosi, è bene quindi adottare un regime alimentare curato.

Per un consulto ed una visita; contattare Pianeta Postura Fisioterapia Modena.

LA CANDIDOSI , CHE COS’E’ E QUALI SONO I CIBI DA EVITARE

LA CANDIDOSI , CHE COS’E’ E QUALI SONO I CIBI DA EVITARE

la candidosi è un’infezione da funghi del genere candida. La candida è un fungo che vive normlemente nel tratto gastrointestinale degli esseri viventi ed interviene in processi metabolici, biologici e fisiologici.

Se ci si trova in situazioni di elevata acidità interna, causata da alimentazione, stress, farmaci, è possibile che questo microrganismo passi da un’attività innocua ad un’attività patogena.

In situazioni di candidosi ci si può sentire gonfi nel tratto addominale e si può innescare un circolo vizioso in cui vengono prodotti metaboliti anomali che il nostro organismo riconosce e vuole eliminare.

La candida , approfittando di questo stato infiammatorio, può passare nel circolo sanguigno e generare vaginiti ed esofagiti..può colpire l’apparato respiratorio, pelle ed  unghie.

La diagnosi viene fatta attraverso un tampone che preleva materiale dalla zona interessata. La cura della candidosi deve esser mirata e non è per niente veloce e semplice; bisogna tener presente gli effetti collaterali che si scateneranno durante la cura farmacologica.

I sintomi comuni saranno:

-alterata qualità delle feci

-processi di fermentazione

-prurito, arrossamento,desquamazione

-crisi ipoglicemiche

-deficit di ferro e zinco

-coliche addominali

-apatia, irritabilità,diarrea, stipsi

-suscettibilità alle infezioni

-acidità di stomaco

Associato al percorso farmacologico vi è il percorso alimentare poiché vi sono alcuni alimenti che la candida predilige : dolci, pasta, pane e farina,latte, derivati del latte , pomodori.

Vino, birra, alcolici, bibite gassate, arachidi, nocciole , mandorle, carni e pesci stagionati.

Sono da favorire, invece tutti i cibi  che tendono ad alcalinizzare il ph: verdura e frutta cruda e possibilmente con buccia., tutti i cereali, legumi e carne bianca, pesce, uova e the verde.

La durata della dieta dipende da come l’organismo reagisce , in genere dopo quattro settimane è possibile vedere i primi risultati e pertanto essa può diventare meno restrittiva.

Stress e dolori alla colonna vertebrale

Stress e dolori alla colonna vertebrale

Lo stress e dolore alla colonna vertebrale vanno a braccetto?

Vi sarà capitato di sentire dolore alla colonna vertebrale ed in particolare alla zona cervicale dopo un periodo di forte stress , dopo un periodo di tensione, dopo un litigio. Ora scopriamo perché.

Il nostro fantastico corpo è programmato per reagire alle situazioni di emergenza attraverso un meccanismo utile alla sopravvivenza chiamato ” SCAPPA O COMBATTI”.

Da sempre, anche gli animali, in situazioni di pericolo reagiscono in questo modo:  vengono immessi in corpo determinati ormoni che innalzano l’attenzione, il cuore batte più forte, i muscoli si attivano, il cervello pensa velocemente e così via…

Gli stessi meccanismi si attivano anche durante la vita quotidiana del 2018 e anche quando ci si trova di fronte a microtraumi ripetuti nel tempo che vanno a provocare una continua situazione di reazione e tensione. Potremmo elencar una serie di cose che ci causano paura e timori e che per questo vanno ad attivare il nostro sistema nervoso in maniera costante come se dovessimo difenderci dall’attacco di un leone.

Questa tensione continua provoca una contrazione muscolare costante che può ripercuotersi sulla colonna vertebrale ed in particolare sulla zona cervicale , il problema viene accentuato ancor di più se siamo soggetti sedentari e /o lavoriamo ogni giorno in una postazione scorretta al pc oltre che magari ,in un ambiente nocivo.

Per contrastare questo fenomeno, oltre ai classici rimedi quali massaggi, miorilassanti, impacchi caldi, sano sport e ginnastica posturale, è possibile ridurre gli effetti da stress anche solo respirando correttamente o ritagliandosi quei pochi momenti nella giornata per sdraiarci ed allentare la tensione attraverso tecniche di respirazione diaframmatica. Quando siamo stressati spesso avremo il diaframma bloccato oltre che un respiro corto e superficiale.

La respirazione diaframmatica permette al diaframma di scendere e risalire provocando un involontario massaggio agli organi interni, quando la fase espiratoria diventerà regolare e lunga si avrà un effetto calmante per la mente oltre ad una maggior ossigenazione per il cervello.

Possiamo dire quindi che la respirazione diaframmatica, che viene utilizzata anche nei nostri corsi di yoga, pilates e ginnastica posturale, ha certamente un effetto benefico rispetto alla riduzione dello stress e riduzione (almeno momentaneo) di dolori cervicali e alla colonna vertebrale.

Mi auguro sempre che i nostri allievi portino a casa quel qualcosa che può esser messo in pratica anche al di fuori delle nostre lezioni.

Sara Crotti

Yoga a Modena, Pianeta Postura Fisioterapia Modena

Yoga a Modena, Pianeta Postura Fisioterapia Modena

Cos’è lo Yoga?

Yoga significa giogo, unione. È l’unione di corpo e mente attraverso pratiche fisiche, mentali e spirituali. È una pratica millenaria che offre i mezzi e le tecniche per sviluppare le proprie qualità senza chiedere di aderire a dogmi: ognuno è libero di cogliere ciò che gli serve e di integrarlo con la propria visione del mondo. Per questo lo yoga assume un significato diverso a seconda di chi lo pratica. Ciò che viene sviluppato attraverso la pratica è l’arte dell’ascolto: un ascolto interiore, che porta a conoscersi a fondo sia a livello fisico che a livello mentale. Le diverse posizioni (asana in sanscrito) lavorano su diverse parti del corpo e della mente, e in diversi modi.
Le asana di forza, oltre ovviamente a rinforzare la muscolatura, quando tenute per periodi più o meno lunghi ci insegnano anche una diversa forza mentale, e influenzano la nostra capacità di rimanere stabili di fronte agli ostacoli della vita. Le asana in piedi sono energizzanti e favoriscono la concentrazione, mentre gli equilibri in piedi ci insegnano come a un equilibrio mentale corrisponda un equilibrio fisico.
Le asana con estensione indietro (le aperture di petto e spalle) rappresentano l’apertura al mondo circostante, e quindi la nostra capacità di renderci vulnerabili. A livello fisico, vanno eseguite con attenzione e controllo, soprattutto in presenza di problemi alla schiena o alla spina dorsale. A livello mentale, per molte persone sono difficili e possono provocare un senso di ansia o paura. In questi casi è bene eseguirle gradualmente, finchè la persona non è pronta ad aprirsi al mondo un po’ di più.
Al contrario, le asana con estensione in avanti (le chiusure) favoriscono l’introspezione e ci richiedono di abbandonarci e lasciar andare, cosa più difficile di quanto sembri sia nello yoga che nella vita.
Le inversioni (principalmente verticali sulla testa, gli avambracci e le mani, ma possono essere considerate inversioni tutte le possizioni in cui il cuore è più in alto della testa) richiedono forza ed equilibrio nel corpo, e ci portano ad affrontare le paure.
Infine le torsioni agiscono sulla colonna vertebrale, purificando gli spazi tra le vertebre, e sugli organi interni. Da un punto di vista psicologico, ci aiutano ad affrontare i cambiamenti.
I benefici fisici dello yoga sono numerosi e spesso conosciuti anche da chi non pratica, ma chi lo fa scopre ben presto anche i benefici mentali di una pratica costante: diminuzione dello stress e dell’ansia, maggiore capacità di restare calmi di fronte a situazioni anche difficili e quindi maggiore capacità di affrontarle, più apertura verso gli altri, migliore qualità del sonno… Per questo, tra i praticanti, è frequente sentir dire che lo yoga cambia la vita.

 

Letizia Menziani

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE  sindrome da compressione nervosa.

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE sindrome da compressione nervosa.

La sindrome del canale carpale è piuttosto frequente ed interessa circa l’1% della popolazione generale, più frequente tra le donne che hanno almeno 40 anni ma presente anche nella popolazione maschile.

Il canale carpale è uno spazio osteofibroso rigido che agisce come un compartimento chiuso e la sindrome da canale carpale è dovuta alla compressione del nervo mediano del polso.

La sindrome del tunnel carpale è caratterizzata da dolore , torpore e parestesie nella distribuzione del nervo mediano ( nella zona palmare, tra pollice, indice e medio).

Le parestesie frequentemente si presentano di notte e possono esser associate alla flessione e all’estensione del polso vicino al viso o sotto al cuscino per lungo tempo.

In gravidanza , spesso si riscontrano fastidi al canale carpale ma generalmente i fastidi si dissolvono al termine dei 9 mesi quindi è sempre sconsigliata un’operazione in questa fase.

Le cause scatenanti di tale sindrome possono esser associate ad un’attività di vita quotidiana che portano alla ripetizione della flessione ed estensione del polso, prese di forza, flessione del polso scorretta, utilizzo della tastiera del computer e del mouse e strumenti elettrici vibranti.

C’è una manovra che mira a provocare il sintomo per capire se effettivamente si parla di sindrome da tunnel carpale, si chiama manovra di Phalen e consiste nella tenuta del polso in flessione per 60 secondi, se appaiono le parestesie , generalmente si è di fronte alla sindrome da tunnel carpale.

Il trattamento iniziale è assolutamente conservativo e tra le indicazioni da seguire vi è l’utilizzo di uno splint del polso prefabbricato che mantiene il polso in posizione neutra, riposo dalle attività scatenanti .

Vi sono anche buoni esercizi di allungamento che hanno uno scopo preventivo, sono esercizi che vanno ad aumentare l’afflusso di sangue e rilassano i muscoli ed i tendini circostanti dando sollievo dalla sintomatologia. Questi esercizi ,tuttavia, non sostituiscono il corretto trattamento medico qualora la sindrome fosse in uno stato avanzato.

Sara Crotti