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Compressione del nervo sciatico, quali sono le cause ?

Compressione del nervo sciatico, quali sono le cause ?

Il nervo sciatico è il nervo più lungo del corpo e percorre tutta la gamba fino sotto al piede; deriva dai nervi spinali lombari e si trova in stretto rapporto con i muscoli piriforme e gluteo.

Il nervo sciatico , scendendo verso il piede, si dirama in più branche nella parte posteriore e anteriore della gamba e in caso di infiammazione il fastidio ed il dolore è quindi molto esteso.

L’infiammazione del nervo sciatico è data dalla sua compressione che a sua volta può esser causata da un’ernia, da una stenosi vertebrale, obesità, sindrome del piriforme, gravidanza e tumori, SFORZI IMPROVVISI, età ed artrosi, sovrappeso, CATTIVA POSTURA MANTENUTA NEL TEMPO, problemi viscerali.

A seconda della gravità si possono riscontrare diversi sintomi, in linea generale si avrà un forte mal di schiena, fastidio al gluteo e alla gamba, formicolio, aumento di dolore in alcune posture, sensazione di cedimento della gamba interessata.

Proprio perché il nervo sciatico ha rapporti di vicinanza con il muscolo piriforme, è possibile che la compressione del nervo avvenga a causa di una contrattura di questo muscolo : fare attenzione alle cause! La compressione del nervo data da sindrome del piriforme ,avendo cause diverse, può esser trattata in modo differente.

Dopo un attacco di sciatalgia è consigliabile stare a riposo nella fase acuta ma abbandonare pian piano la sedentarietà e lasciar spazio ad esercizi di allungamento . Nei casi più gravi, è necessario l’intervento di un fisioterapista e l’assunzione di farmaci per far attenuare l’infiammazione.

A livello preventivo è necessario prestare attenzione alla postura, alla movimentazione dei pesi sopratutto in torsione ed infine, mantenersi attivi in quanto la sedentarietà di certo va ad aumentare la possibilità di soffrire di sciatalgia.

Stress e dolori alla colonna vertebrale

Stress e dolori alla colonna vertebrale

Lo stress e dolore alla colonna vertebrale vanno a braccetto?

Vi sarà capitato di sentire dolore alla colonna vertebrale ed in particolare alla zona cervicale dopo un periodo di forte stress , dopo un periodo di tensione, dopo un litigio. Ora scopriamo perché.

Il nostro fantastico corpo è programmato per reagire alle situazioni di emergenza attraverso un meccanismo utile alla sopravvivenza chiamato ” SCAPPA O COMBATTI”.

Da sempre, anche gli animali, in situazioni di pericolo reagiscono in questo modo:  vengono immessi in corpo determinati ormoni che innalzano l’attenzione, il cuore batte più forte, i muscoli si attivano, il cervello pensa velocemente e così via…

Gli stessi meccanismi si attivano anche durante la vita quotidiana del 2018 e anche quando ci si trova di fronte a microtraumi ripetuti nel tempo che vanno a provocare una continua situazione di reazione e tensione. Potremmo elencar una serie di cose che ci causano paura e timori e che per questo vanno ad attivare il nostro sistema nervoso in maniera costante come se dovessimo difenderci dall’attacco di un leone.

Questa tensione continua provoca una contrazione muscolare costante che può ripercuotersi sulla colonna vertebrale ed in particolare sulla zona cervicale , il problema viene accentuato ancor di più se siamo soggetti sedentari e /o lavoriamo ogni giorno in una postazione scorretta al pc oltre che magari ,in un ambiente nocivo.

Per contrastare questo fenomeno, oltre ai classici rimedi quali massaggi, miorilassanti, impacchi caldi, sano sport e ginnastica posturale, è possibile ridurre gli effetti da stress anche solo respirando correttamente o ritagliandosi quei pochi momenti nella giornata per sdraiarci ed allentare la tensione attraverso tecniche di respirazione diaframmatica. Quando siamo stressati spesso avremo il diaframma bloccato oltre che un respiro corto e superficiale.

La respirazione diaframmatica permette al diaframma di scendere e risalire provocando un involontario massaggio agli organi interni, quando la fase espiratoria diventerà regolare e lunga si avrà un effetto calmante per la mente oltre ad una maggior ossigenazione per il cervello.

Possiamo dire quindi che la respirazione diaframmatica, che viene utilizzata anche nei nostri corsi di yoga, pilates e ginnastica posturale, ha certamente un effetto benefico rispetto alla riduzione dello stress e riduzione (almeno momentaneo) di dolori cervicali e alla colonna vertebrale.

Mi auguro sempre che i nostri allievi portino a casa quel qualcosa che può esser messo in pratica anche al di fuori delle nostre lezioni.

Sara Crotti

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE  sindrome da compressione nervosa.

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE sindrome da compressione nervosa.

La sindrome del canale carpale è piuttosto frequente ed interessa circa l’1% della popolazione generale, più frequente tra le donne che hanno almeno 40 anni ma presente anche nella popolazione maschile.

Il canale carpale è uno spazio osteofibroso rigido che agisce come un compartimento chiuso e la sindrome da canale carpale è dovuta alla compressione del nervo mediano del polso.

La sindrome del tunnel carpale è caratterizzata da dolore , torpore e parestesie nella distribuzione del nervo mediano ( nella zona palmare, tra pollice, indice e medio).

Le parestesie frequentemente si presentano di notte e possono esser associate alla flessione e all’estensione del polso vicino al viso o sotto al cuscino per lungo tempo.

In gravidanza , spesso si riscontrano fastidi al canale carpale ma generalmente i fastidi si dissolvono al termine dei 9 mesi quindi è sempre sconsigliata un’operazione in questa fase.

Le cause scatenanti di tale sindrome possono esser associate ad un’attività di vita quotidiana che portano alla ripetizione della flessione ed estensione del polso, prese di forza, flessione del polso scorretta, utilizzo della tastiera del computer e del mouse e strumenti elettrici vibranti.

C’è una manovra che mira a provocare il sintomo per capire se effettivamente si parla di sindrome da tunnel carpale, si chiama manovra di Phalen e consiste nella tenuta del polso in flessione per 60 secondi, se appaiono le parestesie , generalmente si è di fronte alla sindrome da tunnel carpale.

Il trattamento iniziale è assolutamente conservativo e tra le indicazioni da seguire vi è l’utilizzo di uno splint del polso prefabbricato che mantiene il polso in posizione neutra, riposo dalle attività scatenanti .

Vi sono anche buoni esercizi di allungamento che hanno uno scopo preventivo, sono esercizi che vanno ad aumentare l’afflusso di sangue e rilassano i muscoli ed i tendini circostanti dando sollievo dalla sintomatologia. Questi esercizi ,tuttavia, non sostituiscono il corretto trattamento medico qualora la sindrome fosse in uno stato avanzato.

Sara Crotti

CORRELAZIONE TRA VISTA E POSTURA

CORRELAZIONE TRA VISTA E POSTURA

L’occhio è il principale organo sensoriale afferente del Sistema Tonico Posturale . La vista fornisce delle informazioni sulla posizione del proprio corpo quindi possiamo dire che esiste una relazione bidirezionale tra funzione visiva e postura.

Un’alterazione della funzione visiva comporta una modifica della postura e viceversa: visione e postura quindi sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo.

La retina invia al cervello le informazioni derivanti da tutto l’ ambiente esterno e ci consente di mantenere una certa stabilità posturale antero-posteriore mentre la fovea, che fornisce una visione centrale,analizza in maniera precisa l’oggetto del nostro interesse, fornendoci la stabilità posturale laterale.

Dal punto di vista neurologico esistono una serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture costituenti il sistema di regolazione della postura come il vestibolo, il cervelletto, le aree encefaliche frontali e parietali: il sistema visivo è uno dei principali informatori del cervello per l’aggiustamento posturale e qualsiasi nuova informazione può influenzare l’assetto statico della colonna e a sua volta la posizione degli occhi rispetto al cranio.

Per sperimentare la forte correlazione tra occhio e postura basta provare a rimanere in piedi su una sola gamba, con gli occhi chiusi. Immediatamente si verificherà una grande difficoltà nel mantenere l’equilibrio perché la mancanza delle informazioni della retina non permette al sistema vestibolare di inviare le informazioni corrette al sistema tonico posturale e quindi di correggere la postura di fronte ad una perturbazione. La relazione tra postura e visione è importante e l’una non può escludere l’altra.

Vista la stretta correlazione tra la vista e la postura, si può dire che determinate problematiche visive possono alterare la postura corretta. A seconda del difetto visivo che si ha, è facile assumere un determinato atteggiamento del capo e del corpo. Se poi una postura scorretta viene mantenuta nel tempo, si avranno effetti sulla coordinazione binoculare poiché l’accomodazione tra gli occhi diventa differente.

I muscoli degli occhi, del collo e di tutto l’apparato muscolare sono intimamente collegati (Busquet, 1988). In effetti ogni volta che i globi oculari si muovono, le terminazioni a spirale dei muscoli dell’occhio sono stimolati e danno l’ordine ai muscoli della nuca di contrarsi al fine di consentire alla testa di cambiare posizione per poter fissare l’oggetto di interesse.

Davanti ad una difficoltà di convergenza, la persona si stanca facilmente e nel momento dello sforzo per mettere a fuoco un oggetto o una parola, è facile protendere il capo in avanti nel tentativo di ridurre la distanza fra l’occhio e l’oggetto(spesso è un atteggiamento del miope) provocando un’alterazione della curva fisiologica cervicale.

Si avranno anche importanti problematiche muscolo tensive proprio causate da una posizione errata dell’occhio, della nuca e del collo protratte nel tempo.

Se è vero che i difetti visivi possono alterare la postura è vero anche l’inverso: alcune problematiche oculari possono esser originate da alterazioni posturali; ad esempio la conseguenza di un trauma articolare ad un piede può portare ad un difetto visivo come conseguenza.

Poiché il nostro corpo funziona come un’insieme di sistemi ed apparati,è sempre fondamentale, quindi, che vi sia una stretta collaborazione tra più specialisti (in questo caso l’optometrista e l’osteopata ) in modo tale da correggere i difetti evitando compensi errati e generando ulteriori disturbi.

Sara Crotti

PALLAVOLO, SCREENING FUNZIONALE PREVENTIVO

PALLAVOLO, SCREENING FUNZIONALE PREVENTIVO

La pallavolo è uno sport che si caratterizza per la ripetizione dei gesti, come salti e colpi della palla sopra al capo ed un’alta velocità esecutiva dei movimenti. Per questa sua peculiarità, diventa di fondamentale importanza integrare l’allenamento tecnico tattico con un programma di prevenzione e compenso per evitar di incorrere in spiacevoli infortuni . In effetti , negli ultimi anni sta crescendo l’attenzione rispetto alla postura, rispetto allo studio del movimento e funzionalità muscolare e tutto ciò permette di effettuare uno screening valutativo e migliorare, in parallelo, la performance sportiva.

Considerando che la pallavolo è un tipo di sport intermittente, verifichiamo che spesso gli infortuni sono a carico della caviglia ( capsulo-legamentosi), ginocchio (spesso si tratta di sovraccarico funzionale), sindromi dolorose della spalla date da overuse (il più frequente è l’impingement subacromiale o sindrome da conflitto), lesione della cuffia dei rotatori ed instabilità della spalla.

Effettuare uno screening posturale e chinesiologico-funzionale è il primo metodo di prevenzione primaria. Per effettuare questa analisi posturale ci si può servire di immagini o video sia in situazioni statiche che dinamiche che permettono di identificare eventuali difetti posturali. A questo screening vanno aggiunti test di forza o di potenza muscolare oltre che tutti i test di valutazione del ROM (range of motion). Una limitazione nella flessione della caviglia, ad esempio, si ripercuote facilmente su fattori di rischio da overuse del piede o dell’arto inferiore. È importante capire che questo tipo di limitazione può esser pericolosa ed intervenire per evitare di dover far i conti con infortuni gravi.

Una ridotta flessibilità muscolare o debolezza può compromettere un atterraggio corretto alla fine di un salto. È necessario, quindi, capire se il corpo non è in equilibrio e se si, se si tratta di debolezza o di limitazione di mobilità.

A livello dinamico è importante verificare la mobilità della colonna e delle pelvi, mobilità delle spalle, mobilità della caviglia (ad esempio eseguendo il classico squat bipodalico ).

Effettuando il single leg squat si verifica più la risposta di forza e di equilibrio e stabilità del soggetto.

Si dovrebbe verificare la flessione e la rotazione delle spalle e controllare se vi sono compensi sulla colonna nell’eseguirle.

La valutazione deve esser fatta anche sulla lunghezza attiva dei muscoli posteriori della coscia, sull’estensibilità dei muscoli flessori dell’anca, sulla rotazione delle anche , e rispetto alla valutazione di forza sul core.

La pallavolo è uno sport molto popolare e viene praticato nelle diverse fasce di età, è importante ,per questo motivo , l’intervento di diversi professionisti per prevenire eventuali infortuni. L’analisi posturale rientra in questa prevenzione primaria.

Sara Crotti

ALLUCE VALGO, PREVENZIONE E CURA

ALLUCE VALGO, PREVENZIONE E CURA

L’alluce valgo consiste in una deviazione del primo dito del piede e parallelamente una sporgenza dell’osso metatarsale.

Oltre a questa deformità ossea, si riscontra un’infiammazione cronica della borsa mucosa alla base dell’alluce con conseguente dolore. Questa deformazione ossea porta ad un continuo sfregamento della scarpa con peggioramento dei sintomi.

In una prima fase, vi è una leggera deviazione dell’alluce verso il secondo dito del piede che dovrebbe far insospettire il soggetto, in questo stadio è utile richiedere un consulto di un medico. Trascurare questo campanello d’allarme, porta al manifestarsi del vero e proprio alluce valgo con il relativo dolore e fastidio.

Nella zona del metatarso , la superficie del piede è visibilmente lesionata e si manifesta un’ipercheratosi, ovvero un’ ispessimento della cute.

I sintomi conclamati sono i seguenti :

-dolore della zona anche a riposo

-arrossamento, intorpidimento e gonfiore

-ipercheratosi

-modifica dell’ossatura del piede

-dolore in camminamento che può sfociare in alterazione della postura ( ginocchio valgo, dolore nella zona della rotula, accentuazione della lombalgia )

L’alluce valgo può manifestarsi in ambo i sessi e a qualsiasi età anche se , tendenzialmente, l’età di comparsa è quella senile ed il genere femminile è più soggetto; probabilmente, l’incidenza, è dovuta all’utilizzo di scarpe a punta e /o con il tacco.

Ovviamente la calzatura non è l’unica ragione ma ve ne sono anche di congenite quali il piede piatto, ereditarietà, o ragioni patologiche come la gotta o artrite reumatoide.

PER EFFETTUARE UNA DIAGNOSI basta verificare la deformità e successivamente sottoporsi ad un esame baropodometrico per verificare il carico sul piede.

Può esser richiesta una radiografica per verificare meglio gli eventuali danni a carico delle ossa del piede.

TRATTAMENTO : ci si può avvalere di diversi ausili per ridurre la sintomatologia ma non potranno aver efficacia sulla regressione della deformità ossea.

Bisognerebbe evitare di stare a lungo in piedi, fare diversi impacchi con il ghiaccio, abbandonare le calzature non idonee ed utilizzare solo scarpe comode.

Danno molto sollievo i plantari che aiutano a riallineare le ossa del piede ed evitare il sovraccarico nella zona anteriore.

Sono prescritti anche esercizi attivi che vanno a ridurre il dolore.

Nei casi più gravi, saranno necessari i FANS come antinfiammatori e si può passare alla chirurgia per correggere meccanicamente l’alluce valgo, i tendini ed i tessuti circostanti.

Per prevenire l’alluce valgo è necessario utilizzare sempre scarpe idonee e comode che non costringano il piede in una posizione errata e che lascino spazio alle dita dei piedi di muoversi.

Abbiate sempre cura dei vostri piedi,che vi accompagnano per tutta vita 🙂

Sara Crotti.