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CORSA ALL’APERTO, PREVENZIONE PER IL RUNNER

CORSA ALL’APERTO, PREVENZIONE PER IL RUNNER

 

Sta per arrivare la bella stagione ma siamo tutti pronti per correre all’aria aperta?

L’incidenza annua degli infortuni tra atleti (e non) che percorrono di corsa più di 30 km alla settimana varia tra il 34% e il 65%.

Le cause più comuni derivano dagli errori dell’allenamento ed in particolare nella distanza, nella frequenza, nell’intensità con brusche ed intense variazioni durante il programma.

I fattori che possono  influenzano l’allenamento sono l’età, il sesso, le superfici , le calzature ed ovviamente fattori anatomici e biomeccanici.

Gli infortuni più frequenti tra i corridori riguardano:

-dolore alla faccia anteriore del ginocchio con problemi al meccanismo estensorio

-sindrome da bandella ileotibiale

-tendinopatia del tendine di Achille

-sindrome da stress tibiale mediale

-fascite plantare

-fratture da stress

durante la corsa,i tessuti di queste zone corporee sono soggetti a forze ripetitive che superano il loro carico tollerabile, sopratutto sulle lunghe distanze. Il sistema muscolo scheletrico è in grado di adattarsi allo stress ma richiede del tempo per potersi modificare; è quindi necessario studiare un allenamento adeguato e attentamente studiato.

L’incremento della distanza percorsa settimanalmente non deve superare il 5-10% della distanza della settimana precedente , è necessario controllare le proprie scarpe e verificare che non superino circa i 500 km di vita per poter garantire una corretta protezione durante l’appoggio del piede nella corsa.

È possibile valutare l’utilizzo di speciali inserti ortesici che promuovono una mobilità sottoastragalica e del tarso in modo da rendere più normale ed efficiente la funzione dell’arto inferiore e ridurre la possibilità di incorrere in infortuni dati da alterazioni biomeccaniche.

E’ altrettanto importante mantenere i tessuti elastici quindi dedicare tempo allo stretching della schiena e degli arti inferiori, sul quadricipite, ischiocrurali , bandella ileotibiale e tendine di achille. Non dimentichiamoci delll’allungamento del muscolo ileopsoas e del tricipite surale.

 

Detto ciò, buon allenamento a tutti i runner ma occhio alla prevenzione!

Sara Crotti

TEXT NECK- SINDROME TECNOLOGICA.

TEXT NECK- SINDROME TECNOLOGICA.

Con l’arrivo della tecnologia il nostro corpo è suscettibile sempre più a cambiamenti strutturali. Ci troviamo di fronte a disturbi biomeccanici, posizione errata della testa, protrusione della spalla, cifosi, scogliosi adattiva e sempre più frequentemente ci troviamo ad affrontare contratture muscolari. Questi fastidi ed alterazioni derivano dall’abitudine, ormai consolidata, di passare ore a leggere lo smartphone, ore passate a pc al lavoro, dall’utilizzo del tablet e dalla lettura dei libri con dispositivi elettronici che ci educano (in modo errato) a leggere in posizioni non corrette. I sintomi riguardano dolore al collo e alla schiena ed aumentano se il display è fissato per lungo tempo in posizione seduta. Quando si fissa uno schermo con testa inclinata in avanti, la pressione sulla colonna cervicale aumenta. Infatti, se la testa in posizione neutra pesa circa 4 kg, quando ci si flette per leggere un testo di un messaggio sul cellulare, può arrivare a pesare 27 kg o fino a 60 kg; il tutto dipende dai gradi di inclinazione.

Questi dolori colpiscono anche la popolazione giovane che dovrebbe esser ancora immune a dolori alla colonna e questa sindrome preoccupa i neurochirurghi che prevedono di dover affrontare interventi sugli adulti di domani, a partire dai 30 anni di età.

Per mantenere una buona postura fisiologica del nostro corpo abbiamo bisogno di avere muscoli forti ed abbinare la forza ad un buona mobilizzazione.

L’eccesso di questa flessione del capo, finisce per allungare ed indebolire troppo gli estensori cervicali, ed accorciare i flessori del collo.

I sintomi più comuni vanno dalla sensazione di indolenzimento cervico-dorsale superiore al dolore vero e proprio con possibile insorgenza di cefalee in zona occipitale, le quali, nei casi più gravi, potrebbero associarsi a vertigini. Potrebbero insorgere zone di dolore o formicolio anche lungo il decorso del trapezio superiore e sulle spalle. Infine, studi hanno dimostrato che questa posizione limita anche la corretta espansione toracica riducendo la capacità polmonare e l’efficacia del lavoro diaframmatico. il diaframma non potrà funzionare in modo ottimale e la portata d’aria verrà significativamente ridotta (quasi del 30%).

Il primo suggerimento che vi diamo è quello di adottare piccoli cambiamenti dello stile di vita per alleviare lo stress dato dalla tecnologia. Se proprio non possiamo farne a meno, vi consigliamo di tenere il cellulare in mano davanti al volto, all’altezza degli occhi. Sarebbe opportuno utilizzare due mani (due pollici) per scrivere in modo tale da utilizzare la colonna in modo simmetrico.

Anche il monitor del pc o del tablet andrebbe alzato per poter lavorare con la testa in allineamento alla colonna vertebrale. Il pc utilizzato negli uffici, spesso è posizionato su una scrivania angolare, è bene che il monitor sia frontale in modo tale da poter scrivere e leggere evitando di ruotare il corpo e produrre scomodi scompensi sulla schiena e a livello delle spalle.

Quando si rimane per ore seduti alla scrivania, è consigliabile effettuare qualche minuto di stretching ogni ora in modo tale da allentare la tensione muscolare e ripristinare le curvature cervicali e fisiologiche della colonna vertebrale.

Oltre a questi piccoli accorgimenti quotidiani, possiamo dire che attraverso il pilates sia possibile ottenere buoni risultati a livello di distensione muscolare e rinforzo , sarà necessario:

Rafforzare ed accorciare i muscoli che sostengono il collo ed in generale tutta la catena cinetica posteriore per poter garantire un corretto allineamento del capo sopra le spalle;

Allungare i muscoli anteriori del collo per poter permettere alla muscolatura posteriore (una volta rafforzata) di riportare il capo nel corretto assetto neutrale;

Rafforzare i muscoli stabilizzatori delle scapole;

Allungare i muscoli del petto per permettere di riportare le spalle e le scapole alla corretta posizione;

Stabilizzare il bacino alla posizione neutra;

Rafforzare i muscoli flessori dell’anca;

Allungare gli estensori dell’anca;

Ultimo ma non meno importante: enfatizzare la respirazione, considerando che la postura ha sicuramente compromesso la capacità respiratoria.

Il consiglio più grande rimane comunque questo : alzate gli occhi dallo smartphone, chiamate un amico ed uscite a camminare o a provare una lezione di pilates.

Sara Crotti

 

 

PLANTARI PROPRIOCETTIVI PER MIGLIORARE LA POSTURA

PLANTARI PROPRIOCETTIVI PER MIGLIORARE LA POSTURA

Plantari propriocettivi- Pianeta Postura, Modena.

Inizio a parlarvi della propriocettività per spiegarvi meglio la novità del nostro studio: I plantari propriocettivi.

La sensibilità propriocettiva ha lo scopo di fornire al nostro sistema nervoso centrale delle informazioni sofisticate rispetto alle variazioni di movimento ed intensità, forza, direzione ed accelerazione che si verificano sulle strutture articolari, tendinee e muscolari.

Il movimento del nostro corpo è comandato dalla volontà ma anche da sistemi che non raggiungono il sistema nervoso centrale ed hanno proprio lo scopo di correggere preventivamente un movimento per raggiungere una perfetta esecuzione o proteggere il corpo da imprevisti che vanno a perturbare un’azione che si sta svolgendo.

Per semplificare: il cervello comanda di portare a termine un certo progetto motorio e durante l’esecuzione di questo movimento interviene la propriocezione che controlla che il movimento sia conforme alla mappa motoria registrata nella nostra memoria ed interviene nel caso in cui si verificassero fenomeni esterni che turbano l’esecuzione dell’azione.

La correzione del movimento non raggiunge nemmeno la coscienza ma si ferma a livello midollare.

La sensibilità propriocettiva si sviluppa attraverso I propriocettori che sono organi sensitivi specializzati che forniscono le informazioni in situazione statica o dinamica. Questi organi si trovano nei muscoli, nelle articolazioni, nei visceri, nellla mandibola, negli occhi, nella lingua e sulla cute.

La stimolazione della propriocettività sull’arto inferiore è indispensabile per prevenire infortuni , per Innescare i riflessi e per modificare la risposta dei muscoli tonici posturali e può essere allenata utilizzando appositi attrezzi come cuscini propriocettivi.

Per una buona stimolazione delle risposte propriocettive sono utili le ortesi appositamente studiate che possono esser utilizzate durante tutta la giornata. Anche in Pianeta Postura sono arrivati I PLANTARI PROPRIOCETTIVI e dopo la premessa iniziale sarà più semplice presentarli e distinguerli dai normali plantari “passivi”.

La soletta propriocettiva che proponiamo, ha la funzione di stimolare e rieducare il sistema neuromuscolare, con l’ausilio di piccoli spessori posizionati in determinate zone del piede.

Il massaggio attivo verticale che si verifica, promuove una risposta della muscolatura estensoria del corpo innescando un riflesso miotatico diretto e gradualmente riduce le problematiche posturali, venose e linfatiche.

Lo spessore del plantare è minima per non ottenere un effetto opposto quindi per non inenscare il riflesso miotatico inverso che andrebbe a rilassare I muscoli e a far contrarre gli antagonisti.

La loro azione è attiva, cioè essi non correggono direttamente e meccanicamente un disequilibrio, ma stimolano i recettori plantari ad aggiustare efficacemente lo schema del passo e automaticamente a migliorare continuamente la postura

Inoltre, hanno un forte effetto positivo sul drenaggio, la circolazione venosa e linfatica, sono infatti utilizzati per ridurre problemi di gonfiore sugli arti inferiori, cellulite, problemi al microcircolo etc.

Presso Pianeta Postura realizziamo plantari propriocettivi ed ortopedici; per prima cosa effettuiamo l’analisi sulla pedana baropodometrica per comprendere al meglio come realizzarli , per riconoscere le zone di malfunzionamento neuro recettoriale e dove si trovano i deficit di forza.Lo studio del plantare va fatta sul paziente così da rendere unico il plantare poiché ogni individuo presenta I propri squilibri che vanno riorganizzati. Successivamente viene riempita la sacca del plantare con materiale gommoso capace di sviluppare sostegno e forza elastica a seconda della pressione alla quale è sottoposta.

I plantari propriocettivi sono adatti a tutti I tipi di scarpe ed andranno calzati dal mattino fino a sera con lo scopo di rieducare il nostro sistema posturale.

I plantari sono stati consigliati a diversi pazienti del nostro centro nel corso degli ultimi mesi ed abbiamo riscontrato ottimi risultati non solo per i problemi direttamente collegabili al piede ma anche rispetto a problemi posturali. Le risposte propriocettive ottenute hanno migliorato la postura del paziente ed hanno risolto diversi casi di infiammazione e dolori sull’intero arto inferiore e sulla colonna vertebrale.

Infine, i plantari propriocettivi sono utili ausili preventivi per ridurre la possibilità di incorrere in infortuni nell’atleta.

Sara Crotti

COME TRATTARE I PIEDI DOLOROSI

COME TRATTARE I PIEDI DOLOROSI

PERCHE’ DOBBIAMO PRENDERCI CURA DEI NOSTRI PIEDI

5 esercizi fondamentali per i piedi e la fascia plantare

Troppo spesso trattiamo i nostri piedi come se fossero un oggetto; in realtà sono il nostro punto di contatto con il suolo ed il mezzo per esplorarlo. I piedi sono i mezzi di trasporto che saranno sempre con noi e son il mezzo di azione , ad esempio, per i runners.

Spesso, proprio i runners, scelgono scrupolosamente le scarpe adatte e trascurano i propri piedi.

I nostri piedi sono dimenticati nelle scarpe per ore ed ore ed è necessario imparare a considerarli diversamente per ridurre le problematiche sia sportive che quelle legate alla quotidianità.

Le patologie più comuni , a carico del piede,sono :

le fasciti plantari,

alluce valgo,

fratture da stress e tendiniti.

Voglio elencarvi 5 esercizi da fare quotidianamente per prevenire i fastidi alla pianta del piede ed alle dita: in questo modo si riuscirà a sciogliere la rigidità muscolare.

Per prima cosa è necessario rimanere scalzi e massaggiare i piedi e le dita in modo autonomo, giochiamo con le articolazioni e cerchiamo di raggiungere tutti i punti per sciogliere le tensioni ed aver un primo contatto con questa parte di noi dimenticata.

Il secondo esercizio che vi propongo è da svolgere in piedi. Cerchiamo di ancorare ben a terra l’alluce ed alzare il resto delle dita, cercheremo di simulare il blocco di un foglio di carta che sta volando via. Riusciamo a bloccarlo con solo un dito?

Proviamo ad eseguire lo stesso esercizio in equilibrio su una gamba sola e magari con gli occhi chiusi. È difficile? Si, ma non impossibile, basta allenarsi.

Il terzo esercizio richiede una pallina da tennis, massaggiamo la pianta del piede con la pallina. Sentiamo quali son le zone che più ci infastidiscono e premiamo un po’ di più proprio nella zona di maggior sensibilità. Premiamo e respiriamo profondamente per sciogliere. Non raggiungiamo il vero e proprio dolore!

Passeggiamo sulle superfici naturale per ritrovare la connessione con la terra

il quinto esercizio è da svolgere a terra, ci inginocchiamo ed appoggiamo le dita a terra mantenendo i talloni vicino al sedere. Se la tensione è troppa, carichiamo il peso in avanti ed alleviamo la tensione eccessiva.

Con questi piccoli esercizi, riusciremo piano piano a ridurre la tensione che si accumula sotto ai nostri piedi tutti i giorni!

 

ATM, ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE ED ALTERAZIONI POSTURALI.

ATM, ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE ED ALTERAZIONI POSTURALI.

 

Come una disfunzione dell’ATM influisce sul controllo del pattern posturale.

Che cos’è l’ATM?

È l’articolazione temporo mandibolare! La nostra mandibola si connette alle ossa del cranio per mezzo di questa articolazione che si può facilmente localizzare appoggiando le mani ai lati del viso, davanti alle orecchie. Durante l’apertura della bocca si sente il movimento della mandibola.

Capita di soffrire di dolori alla testa, alle orecchie, soffrire di tensioni muscolari , dolori alla schiena e la causa di tutto ciò può esser una disfunzione dell’atm o più precisamente di disturbi cranio cervico mandibolari (DCCM)

Questa piccola articolazione è sottoposta a grandi sforzi dati da un’enorme attività della bocca durante la masticazione oppure alla tensione accumulata in spasmo o posizione errata dell’articolazione durante la notte ed il giorno (es. bruxismo).

Oltre ad un errato combaciamento dei denti , le disfunzioni della atm possono derivare da traumi (es. colpo di frusta) ma anche una disturbi della visione che possono alterare la masticazione e la funzione della mandibola.

Nella fase acuta si deve adottare la dieta soffice per alcune settimane per alleviare il dolore, evitare di masticare le gomme, fare esercizi di stretching e rilassamento dei muscoli articolari . È sempre consigliabile un approccio multifattoriale (dentista, osteopata, logopedista) per poter arrivare alla radice del problema e risolvere precocemente evitando fastidiose recidive.

Le disfunzioni dell’ATM hanno una forte correlazione con la postura; un’alterazione dei muscoli del collo e dei muscoli masticatori va ad alterare di conseguenza la dinamica dell’articolazione mandibolare che a sua volta si ripercuote sulla muscolatura di tutto il rachide.

Sotto alla mandibola troviamo l’osso ioide che funge da regolatore della postura, quindi un’alterazione della mandibola provoca un’alterazione dell’osso regolatore che a sua volta modifica la tensione delle catene muscolari discendenti e può provocare disallineamento del bacino o delle spalle.

È necessario, quindi, eseguire una visita gnatologica e posturale per poter risolvere il problema riequilibrando il tono muscolare. In primis è necessario rieducare la cinetica della mandibola che porta ad una maggiore stabilità articolare e successivamente si mira al riequilibrio della funzionalità dell’apparato muscolo scheletrico grazie alla ginnastica posturale. A volte sono necessari anche esercizi logopedici per ripristinare la corretta funzionalità.

 

Dr.ssa Sara Crotti

 

MUOVERE IL BACINO PER CURARE LA LOMBALGIA

MUOVERE IL BACINO PER CURARE LA LOMBALGIA

Il 70 % delle persone, oggi,  soffre di lombalgia e questo disturbo condiziona i soggetti (anche giovani) nella loro vita quotidiana e nello svolgere attività fisica. Non soffrono di dolori alla schiena solo le persone anziane; nell’attuale società è facile passare ore ed ore in una stessa posizione (seduti ad una scrivania, seduti in auto o mantenere una postura scorretta fermi in piedi) e tutto ciò è deleterio per la salute della schiena.

Questo tipo di disturbo è multifattoriale e può esser causato da traumi, ernie, lesioni muscolari o può esser di natura non traumatica dato da cause non sempre identificabili ; la maggior parte delle volte è la conseguenza dalla perdita delle curve fisiologiche.

Come già sappiamo, a parte la fase acuta della lombalgia, è bene restare in movimento e recuperare tutti i movimenti della colonna evitando di restare totalmente fermi come veniva consigliato in passato. La colonna vertebrale, per rimanere sana, deve muoversi e non perdere i gradi di mobilità per i quali è stata “programmata”.

Una colonna ipo-mobile nella zona lombare non permette il naturale movimento di antiversione e retroversione del bacino.Si parla di antiversione quando portiamo la sinfisi pubica indietro rispetto alla colonna ed inarchiamo la zona lombare  e parliamo di retroversione quando portiamo la sinfisi pubica in avanti rispetto alla colonna e di conseguenza appiattiamo la schiena.Grazie ad una buona mobilità e all’effettuazione di questi movimenti, il soggetto è in grado di scaricare e sciogliere la colonna vertebrale e di ridurre il dolore lombare che spesso insorge proprio per rigidità di questo tratto.Un tratto lombare che non si muove liberamente può andare incontro a sovraccarico e compensi che portano all’insorgenza del dolore.

Tutti gli esercizi del pilates che attivano il trasverso e che contemporaneamente attivano la zona pelvica, portano a buoni risultati rispetto alla riduzione del dolore.

Vi elenco tre esercizi  molto semplici che richiedono solo costanza ed  una buona concentrazione e percezione dei piccoli movimenti del corpo; sono esercizi che si possono eseguire a casa con il solo ausilio di un materassino ed una fitball.

  1. Il soggetto si sdraia in posizione supina e flette le gambe appoggiando i piedi sul materassino, inspirando cerca di inarcare la zona lombare riproducendo un’ antiversione del bacino mentre espirando cerca una retroversione del bacino e la zona lombare tocca completamente la superficie. È un movimento da svolgere lentamente e fluidamente in modo tale da rilassare la muscolatura e prender coscienza del piccolo spostamento che avviene durante la respirazione.

      2. Un altro buon esercizio per la colonna vien eseguito simulando  la posizione del “gatto”. Si va in quadrupedia e sempre abbinando la respirazione con il movimento, si cerca di muovere ogni singola vertebra in modo fluido.Espirando, si attiva l’addome e si contraggono i glutei cercando di effettuare una retroversione del bacino mentre in inspirazione si compie un’antiversione del bacino e si estende tutta la colonna vertebrale.

Un aiuto importante per sbloccare la colonna ed eliminare la rigidità. viene dato dall’utilizzo delle fitball.

      3. Il soggetto si siede sulla palla ed effettuando una respirazione diaframmatica e profonda muove il bacino in senso orario, antiorario, in antiversione o retroversione spostandosi quindi su un lato e poi sull’altro. La morbidezza della palla aiuta ad eliminare la tensione della zona  lombare che frequentemente si accumula a causa delle nostre posizioni statiche, seduti o  in piedi.

È altrettanto importante abbinare esercizi di stretching e di rinforzo del core per mantenere  buoni risultati nel tempo ed evitare spiacevoli ricadute. È bene imparare ad utilizzare la schiena nel modo corretto durante le attività quotidiane, nel sollevamento e trasporto dei pesi ,  per evitare di stressare in modo eccessivo le vertebre.

Dr.ssa Sara Crotti