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YOGA, LA NOVITA’ DEL NOSTRO PALINSESTO INVERNALE

YOGA, LA NOVITA’ DEL NOSTRO PALINSESTO INVERNALE

PERCHE’ PRATICARE YOGA? CHE DIFFERENZA C’E’ TRA YOGA E PILATES MATWORK?

Yoga e Pilates sono due discipline per chi ama fare attività dolce (anche se non troppo); sono spesso confuse ma in realtà presentano importanti differenze.

Innanzi tutto il pilates è una disciplina più recente , risale ai primi anni del ‘900 mentre lo yoga  è una disciplina orientale millenaria  e nel tempo si sono sviluppate diverse scuole e tipi di yoga. Il pilates venne chiamato dal suo ideatore (Joseph Pilates) anche “contrology” ed infatti grazie all’utilizzo di apposite macchine o anche solo del materassino, si va a ricercare il controllo del movimento, la fluidità e la flessibilità. E’ importante concentrarsi sul rinforzo del baricentro,  in particolare vengono rinforzati i muscoli della schiena e dell’addome e si parte dal concetto che è proprio il “core ” a controllare il movimento del resto del corpo.

Lo Yoga si svolge per di più a corpo  libero e si caratterizza per una profonda interconnessione tra corpo e mente; durante la respirazione pranayama e le posizioni  (asana) si favorisce il rilassamento psico-fisico. E’ importante focalizzare l’attenzione sul corpo e sul momento che si sta vivendo liberando la mente dai pensieri. Attraverso la respirazione si muove l’energia e durante le asana si attiva l’intero corpo favorendo lo scioglimento delle articolazioni e generando un senso di leggerezza e fluidità.

L’attenta focalizzazione sulla respirazione favorisce il rilassamento e la meditazione, aumenta la capacità di concentrazione e migliora l’umore, aumenta il flusso di ossigeno al cervello e pare esser una buona attività per chi soffre di depressione.

Lo Yoga è un’attività non aerobica che può esser svolto anche dalle donne in gravidanza, sempre sotto consiglio medico.

Entrambi le discipiline (Yoga e Pilates) favoriscono la tonificazione e la flessibilità anche utilizzando diversi approcci e si focalizzano sul benessere dell’intero organismo; forse per questo motivo vengono spesso confuse.

Per chi fosse indeciso su quale delle due discipline seguire sarà possibile frequentare le nostre lezioni di prova della prossima settimana e per chi volesse frequentare entrambe le classi durante l’anno sarà possibile, con un solo abbonamento, alternarle.

Vi aspettiamo.

Sara Crotti

RELEASE MIOFASCIALE

RELEASE MIOFASCIALE

 

I muscoli del corpo sono organizzati in fasce ordinate ed avvolte da guaine di tessuto connettivale, questo sistema viene chiamato sistema miofasciale ed è sede di numerosissimi recettori sensoriali , inclusi gli esterocettori ed i propriocettori nervosi. Questo sistema ha un ruolo fondamentale all’interno del sistema di equilibrio e della postura.

Il sistema miofasciale può esser colpito da aderenze che sono provocate da sport troppo intenso, da posture scorrette che quindi generano degli squilibri e che a lungo andare possono danneggiare i tessuti ed alterare la loro funzionalità e da traumi.

Quando queste aderenze diventano dei veri e propri blocchi si avrà dolore (anche cronico) e rigidità e ci sarà grande difficoltà di scorrimento del tessuto tissutale durante le fasi di contrazione ed allungamento muscolare. Più le aderenze sono vicine ad un nervo più si percepirà formicolio ed irradiazione del dolore.

Fatta questa premessa, ora parleremo del Self myofascial Release che altro non è che un automassaggio miofasciale che si può fare utilizzando uno dei prodotti facilmente reperibili quali foam roller, balls, rulli ed anche palline da tennis. Il SMR permette di andare a rompere le aderenze ed ottenere quindi un corretto scorrimento delle fibre muscolari con conseguente miglioramento della prestazione sportiva.

I benefici del massaggio miofasciale non toccano solamente gli sportivi, grazie a questa tecnica è possibile per chiunque raggiungere un rilassamento muscolare, correggere determinati squilibri muscolari che si sono generati per attenuare i fastidiosi dolori dati dalle aderenze, si favorirà l’ottimo rapporto tra lunghezza e tensione muscolare ed ovviamente si ridurrà il dolore dato dalle aderenze. Sarebbe perfetto effettuare il massaggio prima dello stretching finale post attività e tutto questo, dopo l’allenamento, migliorerà anche lo smaltimento dell’acido lattico.

Per effettuare un buon massaggio, e’ necessario scoprire la zona di maggiore tensione rollando con il rullo (o la pallina) nella zona circostante finché la tensione poco a poco non diminuisce. Una volta raggiunta la zona si dovrà tenere la pressione per un minuto circa e poi nuovamente si tornerà a massaggiare dolcemente fino a quando la tensione non diminuisce del tutto. Poi bisognerà proseguire in tutta la zona circostante per terminare la seduta di massaggio; ovviamente occorre variare la pressione a seconda del fastidio/dolore che si sente.

Senza esser atleti di alto livello, eseguire un self Myofascial release può far bene anche solo a scopo preventivo poiché tutti abbiamo delle tensioni accumulate date da cattive posture e stress visto che il muscolo è attivo 24h su 24 e non solamente durante l’allenamento.

Una volta trovata la tecnica giusta  per il massaggio, il self myofascial release può esser una piacevole pausa serale per rigenerarsi.

Sara Crotti

CORRELAZIONE TRA VISTA E POSTURA

CORRELAZIONE TRA VISTA E POSTURA

L’occhio è il principale organo sensoriale afferente del Sistema Tonico Posturale . La vista fornisce delle informazioni sulla posizione del proprio corpo quindi possiamo dire che esiste una relazione bidirezionale tra funzione visiva e postura.

Un’alterazione della funzione visiva comporta una modifica della postura e viceversa: visione e postura quindi sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo.

La retina invia al cervello le informazioni derivanti da tutto l’ ambiente esterno e ci consente di mantenere una certa stabilità posturale antero-posteriore mentre la fovea, che fornisce una visione centrale,analizza in maniera precisa l’oggetto del nostro interesse, fornendoci la stabilità posturale laterale.

Dal punto di vista neurologico esistono una serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture costituenti il sistema di regolazione della postura come il vestibolo, il cervelletto, le aree encefaliche frontali e parietali: il sistema visivo è uno dei principali informatori del cervello per l’aggiustamento posturale e qualsiasi nuova informazione può influenzare l’assetto statico della colonna e a sua volta la posizione degli occhi rispetto al cranio.

Per sperimentare la forte correlazione tra occhio e postura basta provare a rimanere in piedi su una sola gamba, con gli occhi chiusi. Immediatamente si verificherà una grande difficoltà nel mantenere l’equilibrio perché la mancanza delle informazioni della retina non permette al sistema vestibolare di inviare le informazioni corrette al sistema tonico posturale e quindi di correggere la postura di fronte ad una perturbazione. La relazione tra postura e visione è importante e l’una non può escludere l’altra.

Vista la stretta correlazione tra la vista e la postura, si può dire che determinate problematiche visive possono alterare la postura corretta. A seconda del difetto visivo che si ha, è facile assumere un determinato atteggiamento del capo e del corpo. Se poi una postura scorretta viene mantenuta nel tempo, si avranno effetti sulla coordinazione binoculare poiché l’accomodazione tra gli occhi diventa differente.

I muscoli degli occhi, del collo e di tutto l’apparato muscolare sono intimamente collegati (Busquet, 1988). In effetti ogni volta che i globi oculari si muovono, le terminazioni a spirale dei muscoli dell’occhio sono stimolati e danno l’ordine ai muscoli della nuca di contrarsi al fine di consentire alla testa di cambiare posizione per poter fissare l’oggetto di interesse.

Davanti ad una difficoltà di convergenza, la persona si stanca facilmente e nel momento dello sforzo per mettere a fuoco un oggetto o una parola, è facile protendere il capo in avanti nel tentativo di ridurre la distanza fra l’occhio e l’oggetto(spesso è un atteggiamento del miope) provocando un’alterazione della curva fisiologica cervicale.

Si avranno anche importanti problematiche muscolo tensive proprio causate da una posizione errata dell’occhio, della nuca e del collo protratte nel tempo.

Se è vero che i difetti visivi possono alterare la postura è vero anche l’inverso: alcune problematiche oculari possono esser originate da alterazioni posturali; ad esempio la conseguenza di un trauma articolare ad un piede può portare ad un difetto visivo come conseguenza.

Poiché il nostro corpo funziona come un’insieme di sistemi ed apparati,è sempre fondamentale, quindi, che vi sia una stretta collaborazione tra più specialisti (in questo caso l’optometrista e l’osteopata ) in modo tale da correggere i difetti evitando compensi errati e generando ulteriori disturbi.

Sara Crotti

VOLARE SENZA PRENDERE L’AEREO? SI PUO’ FARE CON ANTIGRAVITY PILATES

VOLARE SENZA PRENDERE L’AEREO? SI PUO’ FARE CON ANTIGRAVITY PILATES

Grazie alle amache fissate al soffitto del nostro studio,Pianeta Postura Fisioterapia Modena, è possibile cimentarsi in antigravity pilates.

I percorsi di fitness AntiGravity sono numerosi e derivano tutti dall’AntiGravity® inc.che è una compagnia di danzatori -acrobati che volteggiano a più di 15 metri d’altezza.

Il mondo del fitness si è ispirato a questa compagnia ed ha adattato diversi movimenti dello yoga o del pilates per poter sfruttare le amache o i nastri e permettere di seguire una lezione in “volo”.

I benefici principali di questo tipo di allenamento riguardano lo scarico della colonna e la decompressione discale ottenuta con le inversioni; durante la giornata la nostra colonna vertebrale supporta il nostro peso corporeo ed a fine giornata i dischi intervertebrali hanno perso vigore e sono assottigliati. Poter svolgere un’attività in assenza di peso corporeo e poter distanziare le vertebre tra loro porta un grande giovamento alla salute dei nostri dischetti intervertebrali. La lezione mirerà principalmente a riportare il corpo in allungamento pur mantenendo il controllo dal core (il nostro centro) e con l’aiuto della respirazione si cercherà di mobilizzare la colonna vertebrale ed allineare la testa , il collo e le spalle.

Dopo aver preso confidenza con l’attrezzo, si potrà svolgere l’intera lezione in assenza di gravità e per questo motivo le articolazioni non saranno più stressate dal peso del corpo.

Oltre alla fase di riscaldamento e la fase centrale di lavoro c’è la fase finale in cui si potrà usare l’amaca per farsi cullare e quindi rilassare (se già si è rilassati abbastanza) prima di tornare sulla terra. La fase di relax finale è solitamente accompagnata da musica soft e da luci soffuse per permettere alla nostra mente di eliminare ogni pensiero accumulato nella giornata.

Presto vi proporremo una serata “upside_down”.

Sara Crotti

HIGH INTENSITY INTERVAL TRAINING

HIGH INTENSITY INTERVAL TRAINING

L’attività aerobica a bassa intensità (ad esempio la corsa ) è sempre stata promossa come la più efficace per ridurre il peso corporeo ma negli ultimi anni , nel mondo del fitness , si è presentata una nuova modalità di allenamento che sfrutta i picchi di intensità intervallati ad una pausa attiva e che permette di bruciare più grassi della ormai conosciuta attività aerobica.

Il progenitore di questa metodica è il “Fartlek”, storicamente utilizzato nell’ambito dell’atletica leggera, e che deve il suo nome all’unione dei due termini svedesi per velocità (fart) e gioco (lek): gioco-velocità dunque, un appellativo che ben si adatta al concetto di allenamento intervallato.

Per prima cosa è bene descrivere la differenza tra i due tipi di allenamento:

l’esercizio aerobico è un’attività che può esser protratta nel tempo perché coinvolge in modo modesto il sistema cardiocircolatorio. La frequenza cardiaca impiegata nell’attività aerobica si ferma al di sotto della soglia anaerobica ed in questo modo il corpo è in grado di sfruttare l’ossigeno per produrre energia.

Per soglia anaerobica si considera un valore che è pari circa all’85% della frequenza massima cardiaca. Per trovare la frequenza massima cardiaca, secondo la formula di KARVONEN, basta sottrarre i propri anni dal valore di 220. L’85% di questo valore rappresenta poi la soglia anaerobica.

l’esercizio fisico ad alta intensità intervallato porta il corpo al di là della soglia del lattato, quindi dell’85% della frequenza massima (se si parla di soggetti non allenati ci si può fermare anche sul 70% del valore per poi aumentare gradualmente).

Questo tipo di allenamento richiede una pausa attiva tra le sessioni di lavoro ,proprio perché un’attività ad alta intensità non può esser supportata per lunghi periodi dai sistemi energetici del copro. Verranno alternati periodi di lavoro cardio a periodi di recupero attivo che permettono un riposo senza abbassare di troppo la frequenza.

La sessione di lavoro completa durante l’allenamento ad alta intensità è di circa 20-25 minuti e può portare a più benefici in termine di grasso bruciato rispetto ad un’attività aerobica costante di 60 minuti.

L’allenamento ad alta intensità può esser ripetuto 2-3 volte a settimana e all’incirca dopo 8 settimane è possibile vedere i primi effetti sul corpo.

Questo tipo di allenamento, rappresenta dunque un ibrido tra allenamento aerobico ed anaerobico, in virtù dell’attivazione dei diversi sistemi energetici in relazione alla costante variazione dell’intensità.

Viene chiamato in causa anche il consumo di ossigeno post esercizio EPOC (Excess Postexercise Oxigen Consumption) che altro non è che il consumo di ossigeno che si utilizza per recuperare le scorte post allenamento. Più è intenso l’allenamento e più è alto l’EPOC e per questo motivo è possibile bruciare grassi anche dopo la sessione di allenamento.

A causa dell’elevata frequenza cardiaca raggiunta sarebbe opportuno porre molta attenzione nel proporre simili attività a soggetti obesi o in sovrappeso importantI o totalmente sedentari.
È consigliabile dunque, avvicinarsi a questa metodica in maniera graduale, magari prevedendo un 
programma iniziale di condizionamento aerobico.

Sara Crotti.

PILATES FUNZIONALE

PILATES FUNZIONALE

Da marzo, il nostro corso di pilates del mercoledì si trasforma in pilates funzionale.

Ma che cos’è di preciso?

L’allenamento funzionale puro riprende il movimento a corpo libero ed ha la finalità di migliorare il movimento dell’intero corpo e non del singolo muscolo.

Nella sessione di pilates funzionale verranno rinforzati i muscoli stabilizzatori posturali, gli addominali , lombari(verrà rinforzato il CORE che è il nostro corsetto di muscoli stabilizzatori che avvolge il tronco) e si andranno a stimolare risposte coordinative, di equilibrio, di mobilità articolare e flessibilità. In pratica,si alleneranno tutti i muscoli coinvolti inconsciamente nei nostri gesti quotidiani quali la spinta, la trazione, la camminata, il piegamento sulle gambe.

Per allenare queste capacità , oltre al peso del proprio corpo, verranno utilizzati attrezzi come fitball, kettlebell, corde, elastici, magic cyrcle.

Lo scopo dell’allenamento funzionale è quello di sviluppare un corpo flessibile ed armonico grazie ad esercizi che sono naturali; l’impiego di macchine nelle sale pesi obbliga il corpo a lavorare in modo isolato mentre sappiamo che nella vita quotidiana non esiste l’isolamento muscolare.

Grazie a questo tipo di allenamento si riuscirà ad esser più forti, reattivi, agili ,elastici e coordinati e queste caratteristiche sono indispensabili per far fronte agli imprevisti,alle cadute e quindi ridurre anche gli infortuni durante il corso della vita.

L’allenamento funzionale o pilates funzionale, andranno a costruire mappe motorie più ampie ed agiranno sul sistema nervoso stimolandolo al cambiamento, all’incremento di risposte differenti.

Rispetto al pilates matwork, ci troveremo di fronte ad un allenamento più intenso proprio grazie all’impiego di attrezzi per una fase centrale di lavoro più lunga e per questo motivo è un corso indicato per chi ha alle spalle un buon allenamento di pilates matwork.

Dalla prossima settimana si parte! Provare per credere.

Sara Crotti.